Ed ecco a voi Andrea Rodini..., ne..."Lo spartito si ribella"!!

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VivaMatteo
view post Posted on 8/3/2010, 15:50




Sono molteplici i motivi per cui Andrea Rodini, che tra le altre cose è stato apprezzato vocal coach durante la seconda edizione di XFactor, merita tutta la nostra attenzione. Da un certo punto punto di vista per noi il più apprezzabile riguarda il nostro beneamato Matteo Becucci. ^_^
Senza l'approvazione del "cardinale", non avremmo potuto scoprire la musica di Matteo, quella vera, quella che ci appassiona e grazie alla quale siamo qui.
Un altro motivo di enorme interesse è che Andrea Rodini è un musicista che ha deciso di raccontare cosa lui intende per MUSICA, regalandoci preziosissime riflessioni sul suo Myspace.

Ad Andrea Rodini va il nostro sincero ringraziamento per averci accordato il permesso di pubblicare su questo forum i suoi articoli, nella speranza che anche i nostri visitatori possano godere di queste perle.

Intanto per chi volesse saperne di più questo è l'indirizzo del Myspace di Andrea Rodini:


Andrea Rodini

Qui c'è un topic creato da noi (grazie naìca):

Andrea Rodini e Matteo Becucci

Edited by VivaMatteo - 8/3/2010, 16:23
 
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VivaMatteo
view post Posted on 8/3/2010, 16:11




Incomincio a postare un suo bellissimo tributo finale alla vittoria di Matteo Becucci... :rolleyes:

aprile 24, 2009 - venerdì
CONSIDERAZIONI (QUASI) FINALI

Eccoci!.
Da dove cominciare?
Dalla fine: ha vinto Matteo. Viva Matteo. Io sono strafelice.
Ci ho messo un pò a decidere di scrivere perchè dovrei scrivere per dei mesi per dire tutto.
Avrei tanta voglia di scrivere una nota di ringraziamenti, ma Sai che palle?
Eppure ce ne sono tante di persone che vorrei ringraziare, tantissime.
Farò una nota in seguito dedicata a questo.
Matteo ha la mia stessa età, 38 anni.
E gli scassano le palle dicendogli che è vecchio. Ma cosa vuol dire vecchio? In relazione a cosa? Una patata può essere vecchia. Ma neanche, perchè quando è vecchia per te che la devi mangiare, lei (la patata) è pronta a germogliare.
Quindi Matteo è vecchio per qualcuno a cui interessa l'età di uno che canta. Ma per fare cosa? Per vendere ovviamente, perchè bisogna creare il personaggio come se quella fosse l'unica cosa importante di un fatto ARTISTICOOO!
E' si, perchè ci si dimentica sempre che la musica è una forma d'arte e come tale serve per superare il tempo e lo spazio e avvicnarsi da quggiù al concetto di DIO.
E ce la stiamo a menare per 38 piccolissimi anni?
Matteo ha vinto PERCHE' ha 38 anni, perchè si è messo in discussione, perchè ha accettato di imparare anche da due suoi coetanei (MORGAN E ME).
Perchè si faceva 7/8 chilometri al giorno di corsa sul tapis roulant, che poi abbiamo fatto un calcolo ed è come se fosse andato da Milano a Roma correndo.
Perchè a 38 uno si sa gestire di più e mangia le mele.
Matteo ha vito perchè è un GRANDISSIMO cantante.
Perchè ha avuto una costante crescita.
Le canzoni memorabili: Ancora ancora, I'll fly for you Umplogged (grazie Lucio Fabbri e i musicisti), The power of love in duo con la grandissima Elisa Rossi, Stay e Somebody to love.
Nella serata finale, Matteo per cantare Somebody to love doveva camminare fra il pubblico per raggiungere una pedana e là, completare la canzone.
Io ero seduto vicino a Luca Tommasini ci simo guardati e detti: "Qua si va a vincere".
La messa in scena era bellissima. Luca Tommasini è un grande artista e con lui la sua assistente Daniela, i 4 Ballerini clamorosi e gli scenografi.
Quel genere di messa in scena si vede in spettacoli come i Grammy Awards, molto meno in Italia.
E di messe in scena belle, Luca ne ha fatte un Tot: ne ricordo un pò di Daniele, ricordo The power of love, ricordo Impressioni di Settembre.
Grande!

X FACTOR è stato un viaggio signori, un viaggio incredibile!
E ho dovuto imparare rapidamente cosa è la televisione facendo un sacco di errori spero perdonabili.
Non sono uno che pensa troppo prima di parlare; quello che penso dico. E questo in televisione è pericolosissimo e forse addirittura sbagliato.
L'ultima l'ho fatta col maestro Cocciante.
Biognava preparare il duetto con Matteo: Margherita.
Scritta nel 1975 (credo) Margherita è un inno. E' come cantare l'inno di Mameli o Volare (nel blu dipinto di blu) o la trionfale dell'Aida.
Tutti la conoscono quindi l'artista che l'ha scritta (Cocciante appunto) ne è particolarmente e giustamente geloso.
Quindi discussioni su tutto: tonalità, tagli, io faccio questo tu quello. Il tutto fatto in punta i piedi per non urtare la sensibilità del Maestro.
Peccato che io in punta di piedi non ci so stare, mi fanno male (i piedi).
Ad un certo punto: "Maestro bisognerebbe cantare così".
In realtà c'era un motivo per il quale sono intevenuto, ma lì per lì è sembrato che il signor vocal coach "Cardinal" Rodini stesse dando due indicazioni a Cocciante su come cantare la sua canzone più famosa.
Gli autori sono sbiancati.
Per fortuna il tutto è passato abbastanza inosservato ma sarebbe potuto saltare tutto.
Poi ho anche fatto cambiare la tonalità. Però checcazzo, io dovevo difendere Matteo!
Era lui che si stava giocando il culo.

Stefano Magnanensi è stata l'altra grande scoperta.
Stefano è un genio, pazzo come un cavallo.
Mi ripeteva sempre con voce baritonale: "Rodini, io ho 12 anni"
Ed è così.
Stefano ha voglia SOLO di divertirsi e fare casino. Solo quello.
Andate a vedere su you tube le sue cose.
www.youtube.com/watch?v=8zExJsmQJ10
www.youtube.com/watch?v=VqM2GEeM_BQ

Cazzo sono le 19,35!!! Sono in ritardo clamoroso.
Continuerò
Per adesso ciao
"IL CARDINALE"
Andrea Rodini




Edited by VivaMatteo - 8/3/2010, 21:44
 
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VivaMatteo
view post Posted on 8/3/2010, 21:43




E chi non se la sente di condividere????


febbraio 20, 2010 - sabato
A ME NON FANNO COSTRUIRE UN PONTE

Ritorno dopo quasi un anno.
Una sana boccata d'aria.
Ieri sera si è consumato l'ennesimo scempio della musica italiana.
Mi riferisco a quella assoluta schifezza della canzone del loro principe (rigorosamente con la "p" minuscola e rigorosamente "Loro")
Ora: un pò di televisione l'ho fatta, so come funziona. So che per qualche telespettatore in più si fa qualsiasi cosa. So che serve per parlarne ed infatti ne sto parlando. So che la televisione è una cosa e la musica un'altra e che la televisione vende spazi pubblicitari e avere qualcosa su cui dibattere è importante. Capisco tutto, ma cazzo così in basso no!
La musica sta vivendo per vari motivi il suo momento di crisi peggiore nella storia, credo che uno dei modi per risollevarla sia, per qualche tempo ripuntare sulla qualità e questi che fanno?
Una NON canzone con un testo vergognoso con delle rime da quarta elementare (non quinta, perché alle medie non ti fanno andare se scrivi così) con una melodia inesistente e un NON cantante a cantare (?).
Sono stato in televisione e vi posso assicurare che ci sono molti meno "aggiustamenti" di quelli che si possano pensare. Il famoso "é già tutto deciso" esiste in maniera molto parziale.
Ma in questo caso spero ci sia perché sennò la mia già scarsa considerazione nei confronti della capacità di capire degli Italiani, subirebbe il colpo definitivo.
Spero che il loro principe abbia speso una barcata di denaro per passare in finale.

Il mio discorso è semplice: perché la musica è diventata il ricettacolo di tutta una serie di persone che non sapendo fare niente canta? A me, che non sono ingegnere, non fanno costruire i ponti: perché Emanuela Filiberto canta?
Il più grave problema dell'avvento del computer e il conseguente free download nel mondo della musica è il livellamento verso il basso della qualità della musica prodotta.
E' il messaggio che dietro al "fare musica" non c'è un lavoro.

Anche quest'anno ho avuto la fortuna di insegnare a Sanremolab: il percorso che porta due giovani sul palco dell'Ariston.
Mi sono portato a casa un gran numero di cd con le produzioni dei giovani e ne ho ascoltati una buona parte.
Non un grande livello a dire il vero e sapete perché?
Perché dietro quei lavori spesso leggo una non sincerità, un adeguamento al modello che la canzone per Sanremo impone.
Vorrei dire ai giovani: siate sinceri per primi voi nel fare musica così da poter criticare senza avere le mani sporche.
Cosa fate voi tutti i giorni per essere musicisti? Non è possibile non sapere che differenza c'è tra un Do maggiore e un Do minore e volere fare musica.
Negli anni '60 gli arrangiamenti delle canzoni li componevano artisti del calibro di Ennio Morricone, uno che conosce la "lingua" musica alla perfezione.

Poi si vede sul palco Emanuela Filiberto e il mio discorso cade perché si pensa: "Se c'è lui posso starci anch'io".
Scatta un pò la sindrome da Superenalotto: io ci provo.

A quando il ritorno della musica da lotteria a forma d'arte?

Andrea Rodini






febbraio 23, 2010 - martedì
FESTIVAL DEL COSTUME ITALIANO CON SOTTOFONDO MUSICALE

E' solo una questione di significato delle parole.
Se il festival di Sanremo si chiamasse "Festival del costume Italiano con sottofondo Musicale" sarebbe tutto ok.
Innanzitutto non lo guarderei perché del costume italiano non me ne frega niente e poi con "sottofondo", l'indicazione del valore che in quel contesto si da alla musica sarebbe chiaro.
In questa edizione del festival, qualche canzone decente c'era. Qualche artista che si merita questo appellativo c'era e non ho dubbi (anzi qualcuno ce l'ho) che venderà più NOEMI di Emanuela Filiberto; ma è il messaggio che passa che è devastante per la forma d'arte che ho scelto di frequentare nella mia vita.
Il messaggio che passa è che è più musica "Italia amore mio" della Filiberto del brano di Malika il che è oggettivamente FALSO anche in un ambito soggettivo come è il dorato mondo delle opinioni.
Ma è il "Festival del costume Italiano con sottofondo Musicale" e quindi ci sta.
A proposito del costume italiano vi faccio notare un po' di cose:
Alle ore 23,00 della finale del Festival avevano già cantato tutti. Il Festival è finito all'una.
Che cosa è successo in quelle due ore?.
Nell'ordine:
1) 20 minuti di bambini provenienti da una trasmissione della Clerici che cantavano,
2) Costanzo con gli operai della Fiat di Termini Imerese con sortite di Bersani fischiatissimo e Scajola (che è di Imperia nella quale provicia c'è Sanremo) che invita a non occuparsi di menate che gli Italiani si devono divertire.
3) La banda dei Carabbinieri che suonavano in Playback le musiche di "Guerre stellari"
4) La Clericiona nazionale che ha cantato "Le tagliatelle di nonna Pina" o qualcosa del genere (sempre un omaggio alla musica)
A seguire i tre vincitori tra cui Emanuela Filiberto con "Italia amore mio"
Vi spiego: In televisione non accade nulla che non sia concordato.
A Sanremo c'erano 8 (dico 8) autori (pagati da voi) che hanno scritto tutto il programma e che dopo un breve dibattito hanno deciso che nella finale dopo una parentesi musicale che si concludeva alle 23,00 si doveva comporre il manifesto della nuova Italia e il risultato del breve dibattito è stato:
I Bambini, Il lavoro che non c'è, le forze dell'ordine e la Mamma che canta "Le tagliatelle di nonna Pina"
E peggio del peggio: pare che gli italiani si riconoscano in questo quadro
Non ho mai compreso così a fondo il concetto di pessimismo cosmico.
Sono caduto in depressione perché ho l'impressione che della musica, quella che io considero musica, non interessi nulla a nessuno dei Lorsignori.
Va bene Sanremo a patto che da qualche parte sui canali istituzionali ci sia lo spazio ANCHE per la musica altra.
Invece nulla. Nulla di nulla.
Qualche raggio di luce c'è: Musicultura, premio Tenco, premio Gaber, De Andrè.
Però fateci caso.: questi premi oltre che non trovare nessuno spazio sui grandi media, sono intitolati ad artisti (deceduti) che in un'altra epoca hanno fatto la storia della musica italiana. ITALIANA, non di nicchia.
Ma in questo periodo, quando vengono ricevuti i capi di stato esteri, in rappresentanza della cultura italiana li si porta al Bagaglino
Ma vi rendete conto che se nascesse domani un De Andrè, non se ne accorgerebbe nessuno?!
Perché non esiste allo stato attuale uno spazio che lo accoglierebbe, per non parlare della discografia.
Poi mi sono chiesto che cosa posso fare io in tutto questo.
Scrivere e continuare ad insegnare come faccio. Credo sia arrivato il momento però, che ciascuno faccia il suo.
Alzate la voce ogni volta che potete.

Andrea Rodini






marzo 3, 2010 - mercoledì
"LO SPARTITO SI RIBELLA" da Lunedì 8 Marzo
LO SPARTITO SI RIBELLA....

Rubrica settimanale di approfondimento musicale a cura di Andrea Rodini
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Dopo la finale del Festival di Sanremo 2010 mi sono chiesto: che cosa posso fare per aiutare la MUSICA a riappropriarsi del titolo di “ARTE”? Questa rubrica è la risposta.....

.. ..

Il titolo LO SPARTITO SI RIBELLA è un omaggio al gesto dell’orchestra di Sanremo che, alla notizia dell’ingresso in finale del principe Emanuele Filiberto, ha reagito buttando via gli spartiti. Si narra che il lancio degli spartiti sia stato concordato, non importa. Resta il gesto, ed è un gesto forte. ....

.. ..

LO SPARTITO SI RIBELLA si occuperà di recensire “accadimenti” legati alla musica, che dal mio punto di vista siano rilevanti: video, canzoni, concerti, film, colonne sonore, cd, trasmissioni televisive, notizie. ....

Tengo a precisare che le mie competenze musicali si limitano alla musica moderna e al jazz. Non ho approfondito la mia conoscenza della musica classica, tanto da poterne parlare e me ne dispiaccio.....

A mia parziale discolpa, cito una battuta di Troisi: “ Ma io che leggo a fa? Mentre io leggo ce ne stanno mille che scrivono, io che leggo a fa?”....

Insomma: non si può conoscere tutto.....

.. ..

Alla Prima: Lunedì 8 Marzo....

Andrea Rodini....


 
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VivaMatteo
view post Posted on 9/3/2010, 09:06




E come promesso Andrea Rodini non si fa attendere.... :)


marzo 8, 2010 - lunedì
UNA GRANDE DONNA DI MUSICA
LO SPARTITO SI RIBELLA 1 SU
WWW.VERBANIANEWS.IT


Ci sono molti modi per percorrere la strada della maturità in musica.

Carmen Consoli sta percorrendo la strada della bellezza e dell’essenzialità.

La suaperformance al Festival di Sanremo è stata una perla la cui brillantezza prescinde dal buio assoluto che c’era intorno.

Carmen ha cantato “Grazie dei fiori”, una canzone del 1951 scritta da Giampaolo Testori e Mario Panzeri per le musiche di Saverio Seracini e portata al successo da Nilla Pizzi.

Avrebbe potuto essere una catastrofe.

“Grazie dei fiori” è una canzone di un’altra era geologica con trabocchetti linguistici spaventosi come “fior”,
“amor”, “cuor”, “rancor”.

Il tema non è attualissimo perché oggi non si mandano fiori ad una donna a conclusione di una storia d’amore. Le cronache ci vogliono far credere che capiti più spesso che si spari a quella donna.

“Grazie dei fior” ha ricevuto nuova vita dall’interpretazione della Consoli. Un’interpretazione profonda dove il significato delle parole era chiaro e sentito. Poteva essere una canzone scritta l’altro ieri. Mi hanno colpito gli occhi di Carmen mentre cantava, belli aperti, “a disposizione”, ma contemporaneamente persi nell’intimità del significato che aveva quella canzone per lei. Osservate, quando potete, gli occhi di chi canta. Lì, spesso, c’è la verità del canto. Si dice che per capire se un pesce è fresco, si debba guardare l’occhio: lucido e brillante se fresco, opaco se non fresco. Ora se potete guardate i video su YouTube delle esibizioni di Carmen Consoli e di Valerio Scanu, concentratevi sugli occhi e ditemi quale dei due “pesci” non è fresco.

Lo stile del canto di Carmen Consoli ha mantenuto il suo caratteristico vibrato a fine frase che mi ricorda la grandissima Nina Simone, ha addolcito parte dei colori che ne avevano decretato la particolarità all’inizio della carriera (ricordate i passaggi da voce piena a falsetto di “Sei bellissima”?), per lasciare spazio a una voce più asciutta e profonda che ha, nel significato della PAROLA, il centro del suo vibrare. Trattandosi di una cantautrice, mi sembra un passaggio fondamentale. Un grande segno di maturità.

Altri artisti hanno fatto scelte diverse: Piero Pelù ha enfatizzato negli anni il suo caratteristico modo di cantare che sembra voler imporre ad ogni parola la presenza di tutte le vocali che la lingua italiana mette a disposizione (Con tuttoa il meo éèntusiasmoa!).

Francesco De Gregori gioca a massacrare le sue canzoni cambiando la metrica delle frasi e cantando con voce sempre più tagliente e stridula come prima di lui aveva già fatto Bob Dylan.

Mi piace molto di più la scelta di Carmen Consoli.

..Andrea Rodini..

.. ..


Edited by VivaMatteo - 9/3/2010, 11:15
 
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VivaMatteo
view post Posted on 15/3/2010, 15:02






Scritto da Andrea Rodini
Lunedì 15 Marzo 2010 12:49
LO SPARTITO SI RIBELLA - Andrea Rodini commenta il film "I love radio rock"
www.verbanianews.it/


Due riflessioni sul film “I love radio rock ” del 2009. E’ una commedia inglese di Richard Curtis (Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill) che narra, romanzandole, le vicende di Radio Caroline, una radio pirata nata nel 1964 che trasmetteva Rock e Pop (censurati in Inghilterra in quel periodo) da una nave ancorata in acque internazionali nel mare del nord.

Protagonisti assoluti del film sono i Dj della radio. Da una quarantina d’anni i Dj ricoprono un ruolo importantissimo nel panorama musicale mondiale e italiano. Quando fanno serate nelle discoteche dicono: “Vado a suonare” e questa cosa innervosisce non poco quelli che hanno studiato anni per imparare a suonare uno strumento. Fino agli anni ’70 nelle sale da ballo suonavano due orchestre a sera. Facciamo dieci musicisti? Poi è arrivato uno che ha detto: “Ciao gestore del locale: al posto di quei 10 vengo io a mettere dischi e far ballare la gente. Tu risparmi io guadagno. E mi raccomando: da domani chiamami DJ RUDY”. Forse basterebbe cambiare verbo (in tedesco si dice Auflegen= mettere su), trovarne uno che sfami sufficientemente l’ego di chi fa “quella cosa li”. “Mettere su dischi” è (?) denigrante, “suonare” è falso: bisogna inventare qualcos’altro, si accettano suggerimenti.

Io stavo dalla parte dei musicisti, poi ho conosciuto dei Dj e ho visto “I Love Radio Rock”.
Per fare bene il Dj ci vuole una grandissima sensibilità musicale. Assemblare suoni in maniera “musicale” anche se prodotti da una “macchina” e non da uno strumento non è affatto facile. Io il computer non lo so “suonare” e non ho la sensibilità per scegliere qual è la giusta successione di canzoni per rendere una serata in discoteca piacevole. E poi c’è in tanti Dj un amore sconfinato per la musica che fanno ascoltare. Esattamente come fra i Dj di “I LOVE RADIO ROCK” che sembrano suonare veramente tanta è la passione per quel lavoro e quei dischi. Sono di volta in volta il quinto dei Rolling Stones o dei Kinks.

Grande insegnamento per tutti i Dj.




Analizzando i brani della meravigliosa colonna sonora del film, ci si rende conto che quello che nei ’60 in Inghilterra era considerato Rock sono in realtà delle canzoni che per lo sviluppo melodico e armonico (la melodia e gli accordi) e il contenuto dei testi possono essere paragonate a delle canzoncine sanremesi o poco più. Cos’è quindi il rock? Nei ’60 in Inghilterra, cantare “ti voglio amare tutta la notte” era peggio che bestemmiare in chiesa. Nei ’50 negli Stati Uniti ancheggiare come faceva Elvis Presley era peggio che fare sesso al supermercato. Nei ’70 Iggy Pop urlava le sue invettive nudo sul palco. Il Rock è stato da sempre un "modo" un "atteggiamento" di rottura. Il non adeguarsi alla consuetudine, il non avere nel proprio vocabolario la frase “questo non si può fare”. Credo che nei tempi moderni l’atteggiamento più provocatorio e quindi rock sia essere se stessi fino in fondo. SE STESSI. Liberi pensatori che non aderiscono a NESSUN modello, quindi neppure al modello che vuole nel rock la chitarra distorta o le parole storpiate alla Piero Pelù. Onore a lui in quanto capostipite.



Andrea Rodini
 
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ponceavela74
view post Posted on 22/3/2010, 14:02




Lunedì 22 Marzo 2010 08:56
LO SPARTITO SI RIBELLA - Un mercato musicale che "gioca" facile e che non sa quale sarà la Rivoluzione. L'analisi di Andrea Rodini

La musica è in crisi: falso. La musica sta benissimo, è il mercato della musica che sta male.
E’ il meccanismo attraverso il quale si vende musica che è in crisi.
Lo è da 15 anni, dall’avvento di Internet. Poi è arrivata la crisi finanziaria globale a dare il colpo di grazia.
Le prime a cadere sono state le piccole case discografiche ora rantolano anche le (sé-dicenti) grandi case discografiche.
Come se ne esce? Non ne ho la minima idea e non ce l’hanno neanche “loro”.
So una cosa però: o ci diciamo che la musica è morta (ma io non ci credo perché l’essere umano ha bisogno della musica) oppure questo è semplicemente un momento di transizione. Anzi, per la musica di Rivoluzione. E’ come quando alla fine dell’800 in agricoltura arrivarono le macchine e i buoi andarono in pensione o al macello. In Austria in quel periodo regnava l’Imperatore Francesco Giuseppe il quale non sopportava le nuove diavolerie meccaniche e durante le sfilate voleva solo cavalli e esseri umani. Ora si va a Vienna con 29,90 euro in un’ora. Il problema è che non si sa come affrontare le nuove tecnologie per spremerne denaro.
Per il momento ad andarci di mezzo è la qualità della musica.
Io credo che le persone non ascoltino la musica che piace ma quella che viene fatta ascoltare.
Non è mancanza di fiducia nei confronti della gente, semplicemente osservo che l’affermazione suddetta è il principio della pubblicità e aggiungo che la musica è una lingua e come tutte le lingue ha una grammatica, una sintassi e un vocabolario sempre più sconosciuti per carenza di educazione musicale.
Se da domani le radio trasmettessero solo Stravinskij per un anno, alla fine dell’anno si ascolterebbe e si comprerebbe Stravinskij.
Nello stesso anno però a fronte di uno Stravinskij si vendono cento Valerio Scanu perché il livello di comunicazione è molto più semplice e immediato. Secondo voi le case discografiche (alle quali giustamente interessa solo il denaro perché sono industrie e devono mantenere le famiglie dei loro dipendenti) tenderanno a vendere uno Stravinskij o cento Scanu?
E le radio (che vendono spazi pubblicitari proporzionali al numero di ascoltatori e alle quali giustamente interessa solo il denaro perché sono industrie e devono mantenere le famiglie dei loro dipendenti) trasmetteranno più facilmente Stravinskij o Scanu?.
Ecco messa in atto la corsa al ribasso della qualità della musica.
Il prossimo passo è fare un disco di soli ritornelli da un minuto, ma questo è troppo geniale non ci arriveranno mai.

Alla prossima puntata: parlerò di musica dal vivo e musicisti.

Andrea Rodini
 
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ponceavela74
view post Posted on 29/3/2010, 13:05




Lunedi 29 marzo 2010
SULLA CRISI DELLA NUSICA- 2 - LO SPARTITO SI RIBELLA SU WWW.VERBANIANEWS.IT


Riassumo: Le radio e le case discografiche sono aziende che devono produrre profitti per pagare i dipendenti e fare guadagnare gli azionisti. Per ottenere questo, visto che la torta (leggi: denaro che gira intorno alla musica) si è fortemente rimpicciolita, puntano sulla semplicità del messaggio musicale. Risultato: il livello della qualità della musica si è mediamente abbassato. Tenete conto che una fetta sempre crescente degli introiti della musica è dato dalle suonerie telefoniche. Chiaro?

Altri attori del mondo musicale sono coloro che si occupano di musica dal vivo: agenzie di booking (le agenzie che si occupano di trovare concerti), promoter e locali.
Le più grandi agenzie di booking sono delle multinazionali. Il loro mestiere non è occuparsi di bella musica ma vendere biglietti così come i promoter. I locali invece hanno come finalità quella di vendere birre. Tutti hanno come finalità non la buona musica ma la quantità di gente.

Domanda: visto che da anni i canali di diffusione della musica allenano ad una sempre crescente NON qualità della musica, il popolo sovrano sarà portato a frequentare concerti di qualità o concerti di Valerio Scanu? (Poverino, lo sto massacrando. Niente di personale anche perché non lo conosco). Tutti coloro che si occupano di musica, ma proprio tutti hanno il benedettissimo bisogno di avere gente, per avere denaro, per mantenere i dipendenti e le famiglie dei dipendenti ecc ecc.

Sia chiaro che qualcuno che si arricchisce c’è, non sono tutti lì a tirare la lima per 1200 euro al mese. Anzi!
1) Un noto artista era un po’ in crisi: pochi concerti, pochi dischi poca voglia di vivere. La sua agenzia di booking gli chiede: “Quanto vuoi per suonare a Capodanno?” “Seimila euro”.
Il suo concerto di Capodanno è stato venduto a 56mila euro.
Mettici i musicisti, il palco, le luci, l’impianto ecc ecc il tutto sarà costato 30mila euro.
Risultato: l’agenzia ha guadagnato 26mila euro.
Niente di illegale sia ben chiaro, ma se parte di quei 26mila euro invece che per il decimo Suv del boss dell’agenzia, andassero a finanziare una band di giovani musicisti che hanno della qualità ma poca visibilità?
2) Un’amministrazione comunale di un paese del centro sud in prossimità delle elezioni che avrebbero dovuto rinnovare il consiglio comunale aveva deciso di organizzare un festival musicale da “offrire” alla popolazione (Panem et Circenses). Budget: 100mila euro. Artisti: uno, Venditti. A seguire, spettacolo pirotecnico.
Io con 100mila euro faccio un Festival di una settimana con tre gruppi di valore a sera. Garantito.

Io ci ho provato. Insieme ad alcuni amici aprii un locale in provincia di Siena: il Sonar.
Tutti veri amanti della musica. Amanti nel senso sessuale del termine come lo sono tutti quelli che fanno musica come si deve. Ecco perché è difficile per un musicista trovare l’anima gemella: perché bisogna che questa gemella accetti in ogni momento di essere in coabitazione. A volte addirittura seconda. Difficilino.
Il Sonar, dicevo. Musica prima e sopra a tutto, quindi: concerti di qualità, musicisti ben pagati e trattati come re. Messi a dormire e mangiare in un agriturismo come solo in provincia di Siena. Cipressi, colline e strada bianca compresa.
Risultato: meno trentamila euro in un anno.

Ecco il perché delle cover o tribute band. Roba facile e con cui ci si identifica senza fatica e senza lo sbattimento, dopo una giornata di lavoro e di rotture di palle, di doversi ancora impegnare ad ascoltare qualcuno che ha qualcosa di interessante e profondo da raccontare.
Vogliamo veramente rivoluzionare la musica? Ma veramente? Ma veramente veramente?
E’ SEVERAMENTE VIETATO A PARTIRE DA ORA E PER I PROSSIMI DIECI ANNI SUONARE COVER A MENO CHE NON SIANO FEROCEMENTE RIARRANGIATE *-
* Fino ad esaurimento gente che non ha niente da dire.

Andrea Rodini
 
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ponceavela74
view post Posted on 5/4/2010, 18:14




SULLA CRISI DELLA MUSICA-3 (e ultimo)
Lunedi 5 aprile h. 11.46
LO SPARTITO SI RIBELLA SU WWW.VERBANIANEWS.IT

Di Case discografiche, radio, live clubs e agenzie di booking ho già parlato.
Due cose sulla televisione, poi parliamo di musicisti.
La televisione è un’azienda i cui profitti derivano dalla raccolta pubblicitaria e, limitatamente alla Rai, dal canone.
La raccolta pubblicitaria è direttamente proporzionale al numero di spettatori quindi: l’unico interesse della televisione è che i programmi siano visti dal maggior numero di spettatori possibile.
Della musica, alla televisione, non interessa nulla. E’ un mezzo (la musica), non è il fine.
Chi si deve occupare della musica quindi?
Secondo me solo ed esclusivamente i musicisti.
E’ compito dei musicisti rispettare fino in fondo questa “Arte”.
E rispettarla vuol dire non far mai prevalere, in una scelta musicale, altri pensieri e altri fini che non siano la bellezza della musica stessa.
Non si canta il ritornello entro il primo minuto della canzone: “sennò le radio non ce la passano”.
Si canta il ritornello entro il primo minuto della canzone se così la canzone è più bella
Non si mette la “cassa in quattro”: “sennò le radio non ce la passano”.
Si mette la “cassa in quattro” se la canzone in quel modo è più bella.
Non si scrive “cuore-amore” e sapete perché? Non perché è una rima abusata ma perché è FALSO.
Perché quando uno è innamorato, quella cosa lì non la sente nel cuore ma nello stomaco.
Ma “stomaco-amore” è decisamente meno musicale.
“Diventare famosi” e “fare musica” sono due cose che si possono incontrare, ma da punti di partenza diversi e con percorsi diversi. Se si incontrano bene, se non si incontrano bene ugualmente.
Elisa per esempio, è un’artista che ha fatto incontrare i due percorsi. Anche Vasco.

Ascoltavo recentemente due vecchi dischi di Edoardo Bennato:”Non farti cadere le braccia” del 1973 e “ I buoni e i cattivi” del 1974.
In quel periodo Bennato era la “via di mezzo”: non cantautore straimpegnato e neanche cantante superpop con testi leggerissimi. Non facendo parte di nessuno “schieramento” non seguiva nessuno schema precostituito ed era completamente libero.
Ne vennero fuori dei dischi folli con canzoni di poco più di un minuto con testo di solo una frase cantate in modo personalissimo, cantanti lirici improbabili, gridolini strani, suoni grezzissimi di kazoo e chitarra e anche l’orchestra.
Ora la discografia non rischierebbe mai una cosa del genere.
Bene, fatelo voi!
Il rovescio della medaglia di tutto questo caos tecnologico è che adesso fare un disco costa pochissimo e non dovete pregare nessuno per farlo. Quindi siete liberi, ma liberi veramente.
E potete distribuirvelo voi via internet o venderlo durante i concerti.
Fatevi venire delle idee! Osate!
Ani Di Franco, una cantantessa americana incredibilmente brava si autoproduce i dischi da quando aveva 17 anni.
TAO, un rocker milanese, da due anni gira l’Italia con un furgone su cui ha montato un impianto e suona nelle piazze e vende i suoi dischi e vive facendo ciò che gli piace con uno stipendio normale come gran parte dei lavoratori italiani. E io ho grande stima.
Ci sono tantissimi bravi musicisti in giro. Non hanno la visibilità che meriterebbero, però ci sono. Andate a cercarli, Internet serve anche a quello. E quando li trovate, comprategli il cd: a loro, non a Madonna che non ha bisogno dei vostri Euri. E andate ad ascoltare i concerti live.

Gina Fabiani, Chiarastella, Andrea Mazzacavallo, Acustimantico, I Cosi, Lombroso, Ironique, Lissander Brasca, Rita Botto, Hormonauts, Folco Orselli, Viola Selise e tanti altri da riempire intere pagine e altri che sono embrioni di artisti.

La musica è in crisi: FALSO!

Andrea Rodini
 
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PensieroStupendo16
view post Posted on 12/4/2010, 13:57




GIUSY FERRERI, MATTEO BECUCCI E LA SCELTA DEL SINGOLO

LO SPARTITO SI RIBELLA SU www.verbanianews.it

Quando hai la fortuna di conquistare un contratto discografico, non è mica detto che questo significhi successo (anzi).
Cominciano tutta una serie di sbattimenti che teoricamente dovrebbero essere di pertinenza dell’ufficio marketing della casa discografica. Loro sì che sanno come funziona il mercato!
Primo problema: il singolo da inviare alle radio. In genere questo problema viene affrontato in anticipo. Le case discografiche fanno ascoltare alle radio le canzoni in anteprima, le radio dicono: “questa sì, questa no” e in base a quelle “offerte che non si possono rifiutare” si sceglie il singolo.
Ed è in questo incontro tra il gatto e la volpe che spesso si creano i danni più grossi.
Due esempi in qualche modo a me vicini riguardano Giusy Ferreri e il mio amico Matteo Becucci.
Giusy Ferreri ha pubblicato nel 2008 l’album di inediti “Gaetana”.
Oltre al singolo “Novembre” uscito prima dell’album, sono stati scelti per la promozione altri due titoli: “Stai fermo lì” e “la Scala”.
Ora: io non conosco i retroscena e se esistessero dei veti strani, so solo che il più bel brano del disco è senza dubbio “L’amore e basta”, scritto da Tiziano Ferro che compare anche in qualità cantante.
E’ una canzone d’amore bellissima che racconta di quanto sia difficile vivere una relazione a distanza quando la tua vita è fatta di viaggi, concerti, alberghi, interviste e zero privacy e “l’altro” è a casa.
E di quanto sia difficile avere accanto qualcuno che capisca e condivida:

“E la mia storia la so solo io
insieme a chi… mi ha amata davvero
e che insieme a me ha preparato
una valigia e mi ha guardata
dicendo tu corri, non sentirti sola
che sempre con te ci sarò pure io
e sentiti stanca se vuoi
te lo meriti a volte amore mio”

“Che quando sono in hotel
son meno mia… e più della sorte”

In alcuni punti della canzone Giusy Ferreri parla, anzi recita dimostrando di essere una grande interprete se gliene si da l’opportunità.
Ad un primo ascolto gli interventi di Tiziano Ferro sembrano fini a se stessi, in realtà costituiscono la particolarità dell’arrangiamento, il “graffio” .
Questa canzone indica la direzione verso cui dovrebbe andare secondo me la musica pop.
Non più soltanto un bel motivetto con un ritornello orecchiabile che ti entra in testa dopo tre ascolti e ti esce dalla testa dopo altrettanti ascolti di un’altra canzoncina, ma una canzone strutturata sì in modo pop, ma con un testo che abbia qualcosa di “vero” e non superficiale da raccontare.
Aver scelto “L’amore e basta” come singolo avrebbe aiutato ad allungare la vita artistica di Giusy Ferreri proprio perché la canzone aveva due livelli di lettura; uno dei quali, quello più legato all’interpretazione, apre orizzonti artistici più ampi e duraturi.
Comunque: complimenti a Giusy.
Matteo Becucci ha pubblicato nel 2009 l’album “CIOCCOLATO AMARO E CAFFE’”. Sono otto rielaborazioni di successi internazionali con testi in italiano scritti da Becucci assieme a Pippo Kaballà già autore fra gli altri di Mario Venuti.
Primo singolo: “Ti troverò” riadattamento in italiano di I Didn't Know dei PhD.
Secondo singolo: “Cioccolato amaro e caffè” riadattamento di Cigarettes and Chocolate Milk di Rufus Wainwright.
Entrambi i singoli sono stati poco trasmessi dalle radio.
Invece, il brano migliore del disco è “Fuoco nel cuore” riadattamento di “Smoke on the water” dei Deep Purple. Sì, sì, proprio quella, la canzone che ha spinto eserciti di ragazzini a imbracciare la chitarra per poterne suonare il riff iniziale.
Operazione rischiosissima quella di Matteo. È come riscrivere “‘O sole mio”.
Invece, “Fuoco nel cuore” regge. Regge perché è personale, perché è ferocemente riarrangiata con l’andatura 6/8, la strofa in minore e il ritornello in maggiore.
Il tutto condito da una grande interpretazione del Becucci che in quanto a “strumento” voce ha pochi rivali.
Quindi bella canzone. E un’altra cosa: i giornalisti ragionano da giornalisti e sono in continua ricerca della “notizia”.
E “Smoke on the water” in Italiano è una notizia e ne avrebbero parlato.
Due piccioni con una fava. Ma la fava è stata colpevolmente nascosta nell’album d’esordio di Matteo.

dal MySpace di Andrea Rodini
 
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ponceavela74
view post Posted on 19/4/2010, 10:21




ALLENATORI DI ORECCHIE
Lunedi 19 aprile 2010 alle 10.04
LO SPARTITO SI RIBELLA SU VERBANIANEWS.IT


“I licei musicali fanno il pieno: posti già esauriti, necessari i test d’ammissione.”
Titolava più o meno così il “Corriere della sera” qualche giorno fa.
E meno male che qualcuno finalmente ci ha pensato alla musica nei licei!
Al momento, per quanto riguarda la musica a scuola, a parte i Conservatori, eravamo al piffero alle scuole medie. Per dargli un tono lo chiamavano flauto dolce, ma in realtà restava un piffero!

Ora siamo alla musica nei licei. I licei sono pochi e poco attrezzati per il momento, ma ci sono.
Sono pochi i posti a disposizione e sono già esauriti. Si procede quindi a una selezione.
In base a cosa? Mi chiedo.
In base alla preparazione su uno strumento? Ma se alle scuole medie insegnano il piffero?!
E su quale repertorio? Perché visto che siamo in clima di riforme, bisognerebbe cominciare a dirsi che non esiste LA musica, ma LE musiche.
Sarebbe importante entrare nelle scuole con una didattica moderna che tenga conto delle nuove tecnologie.

Io faccio questo ragionamento: con un buon computer e comodamente seduto a casa, ogni ragazzo contemporaneo può avere a disposizione la migliore orchestra del mondo.
E allo stesso modo possono avere il miglior batterista e il miglior pianista, basta scaricare, ovviamente gratis, il programma e il loop adeguato.
Tanti giovani sono degli ottimi “assemblatori” di suoni e io preferisco un ottimo assemblatore ad un pessimo strumentista. Mi interessa il risultato finale, non che uno abbia studiato dieci anni pianoforte e l’altro no.
Quello che fa la differenza è quindi la sensibilità musicale.

Bene: è quella che andrebbe stimolata fin dalle scuole medie insegnando non tanto il solfeggio, che è una palla pazzesca, ma il potere evocativo di un suono rispetto ad un altro, di un accordo rispetto ad un altro, di un intervallo, di uno strumento; insegnando la grammatica, la semiotica e il vocabolario di questa lingua meravigliosa che è la musica e lavorando su quello che i ragazzi autonomamente ascoltano, senza dare giudizi estetici aprioristici ma entrando nel loro mondo.
Spieghiamo ai ragazzi cosa c’è musicalmente dietro a Mondo Marcio o Valerio Scanu.
E poi proponiamo qualcosa noi, e spieghiamo. Vi assicuro che per comparazione sono tutti in grado di percepire che c’è più bellezza e verità in Jeff Buckley rispetto a Scanu.
Bisogna diventare allenatori di “orecchie”.

Quando le orecchie sono allenate e la lingua è conosciuta allora sarà ovvio, naturale e consapevole ascoltare il Requiem di Mozart.
E non dimentichiamoci mai che suonare, in tante delle lingue del mondo si dice “giocare”:
To play in inglese; Jouer in francese; Spielen in tedesco; Jugar in spagnolo; παίζω in greco.
In Italia si dice suonare ed infatti l’80% dei diplomati nei conservatori non salirà mai su un palco per la paura accumulata in anni di studio dove la componente gioco, per l’appunto, si è persa.
Giochiamo!
Attraverso il gioco i ragazzi verranno scelti dal proprio strumento e lo studieranno con forza e determinazione.

Andrea Rodini
 
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ponceavela74
view post Posted on 26/4/2010, 12:48




EMANUEL FILIBERT NON E' UN CANTANT
Lunedi 26 aprile 2010 alle 10.48
LO SPARTITO SI RIBELLA SU WWW.VERBANIANEWS.IT


Ricordo ancora la prima volta che ascoltai: “…e mi sont chi, che cammini avanti e indreé, e me fann mal i pee, Lina!”. Era il 1979, avevo nove anni, vacanza con famiglia e roulotte in Sardegna. La canzone è “La luna è una lampadina”: testo di Dario Fo e musica di Fiorenzo Carpi (assoluto genio, collaborò per anni con il regista teatrale Giorgio Strehler al Piccolo teatro di Milano. Assieme scrissero “Ma Mi”, canzone simbolo di Milano, seconda solo a “Oh mia bela Madunina” e anche “Le Mantellate” in romanesco. Carpi divenne poi famoso come compositore della meravigliosa colonna sonora della serie televisiva degli anni ’70 “Pinocchio”). Cantava Enzo Jannacci.

Fu una folgorazione perché il dialetto arrivava come una coltellata: diretto, immediato, estremamente musicale. Tutti i dialetti sono musicali perché pieni di parole tronche (con l’accento sull’ultima sillaba) e questo li rende molto ritmici. Anni dopo quella folgorazione si trasformò in progetto musicale: i “Teka P”.

La musica dialettale sta vivendo una stagione nuova, nascono gruppi in ogni regione. Credo sia una reazione spontanea alla globalizzazione: si vuole rivendicare la propria specificità. Facciamo in modo che la globalizzazione diventi condivisione dei particolari, senza arroccamenti, senza che questa cosa diventi chiusura. Ne usciremmo tutti arricchiti.

Il dialetto aiuta a comunicare in una parola quello che mille luoghi comuni non spiegano. “Ruzzanivol” in milanese significa letteralmente spingi-nuvole. Si dice di una persona che ha voglia di fare molto poco, un fancazzista sognatore. E’ un’insperata traccia della celeberrima pigrizia milanese.

Ho ritrovato la stessa immagine nella canzone “Ragazzo mio” di Luigi Tenco: “Ragazzo mio, un giorno sentirai dir dalla gente che al mondo stanno bene solo quelli che passano la vita a non far niente. No, no, non credere no, non essere anche tu un acchiappanuvole che sogna di arrivare”. Mi hanno raccontato di un’espressione siciliana che descrive una persona molto fortunata. Non ricordo esattamente le parole ma la traduzione suonava più o meno: “quello esce dall’acqua con un polipo attaccato al culo!”. Uno si tuffa per pescare polipi ed il polipo si suicida attaccandosi lui al pescatore: fantastico!

Vi racconto un’altra storia; non so se è vera ma è talmente bella che per me è diventata vera: in quasi tutti i dialetti i verbi all’infinito mancano della desinenza “re”. “Mangiare” diventa “mangià”, “dormire” “dormì” ecc. Bene: si narra che questa “omissione” sia nata dal popolo per oltraggiare il RE. Cioè: “Io il Re neanche lo nomino!”. Anche io non riesco a dire per intero Emanuel Filibert. Soprattutto non riesco a dire che è un cantant! Evviva i dialetti quindi!

E ricordiamoci che la musica dialettale è per l’appunto musica. Non spaventiamoci se non capiamo, facciamoci trasportare dalla musica e poi, eventualmente ci porremo il problema di cosa si racconta. Del resto è così anche per la musica anglofona. Dell’’Hip Hop americano non si capisce una parola eppure si ascolta.
Davide Van de Sfroos, Officina Zoe, Lissander Brasca, Charly Cinelli, il primo Pino Daniele, Rita Botto, Teka P, Longorbadeath, Sulutumana, Sud Sound System, Mau Mau, Lou Dalfin, Ardecore, Avion Travel, Le Balentes, Andrea Parodi (pace all’anima), Nidi d’arac, Colle der Formento, Luca De Nuzzo. E chiedo perdono a tutti quelli che ho lasciato fuori. Il dialetto è più vivo che mai.
Andrea Rodini
 
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ponceavela74
view post Posted on 3/5/2010, 21:22




SORELLE MARINETTI: FUTURISMO LEGGERO
Lunedi 3 Maggio 2010 alle 22.04
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Che bello quando a una bella idea corrisponde una bella realizzazione della stessa!!
L’ idea è di riproporre un repertorio di canzoni degli anni Trenta e Quaranta nello stile che fu del Trio Lescano (tre sorelle di origine olandese che formarono un trio vocale di grande successo tra gli anni Trenta e Quaranta in Italia).
La bella idea è di farlo nel 2010, di scegliere il nome d’arte di Sorelle Marinetti (in omaggio all’ideatore del manifesto futurista) e più precisamente Turbina, Mercuria e Scintilla Marinetti ed essere nate in realtà Nicola Olivieri, Andrea Allione e Marco Lugli.
Le Sorelle Marinetti (ne parlerò al femminile in omaggio alla loro scelta artistica) hanno recentemente avuto un momento di popolarità accompagnando Arisa in “Malamorenò”nell’ultima edizione del Festival di Sanremo.

Sono andato ad ascoltarle al Blue Note di Milano rimanendo folgorato.
Erano accompagnate dall’Orchestra Maniscalchi diretta dal maestro Christian Schmitz: dieci elementi più un cantante (Giancarlo De Martini).
“Leggerezza” è l’aggettivo che rappresenta di più lo spettacolo.
“Leggerezza” perché le Sorelle ispirano una immediata simpatia e il tutto si riverbera sull’orchestra e per osmosi, alla sala.
“Leggerezza” perché l’orchestra, molto ben diretta e con degli arrangiamenti veramente efficaci, ha nelle dinamiche e in particolare nei “pianissimi” la sua forza.
Il repertorio proposto necessita di un suono ovattato e caldo e questa cosa la si ottiene solo suonando piano ma con groove (ritmo). Operazione riuscitissima, complimenti all’orchestra!

“Leggerezza” perché le Sorelle non sono da meno rispetto all’orchestra: perfettamente intonate malgrado gli arrangiamenti vocali non semplici e con un impasto vocale bellissimo. Quando si canta in tre è importante mantenere l’equilibrio tra le voci, nessuna deve spiccare; si deve avere la sensazione di ascoltare una sola voce. Ecco: alle Sorelle questo riesce benissimo nonostante il fatto che solo una, Turbina, abbia una formazione vocale classica (ed infatti si occupa della preparazione vocale del gruppo).
Mercuria arriva dalla danza (si occupa delle coreografie) e Scintilla dal teatro (si occupa di riempire il palco con una presenza scenica fortissima).
Ed infine “Leggerezza” perché il tutto è condito da coreografie semplici ma efficaci e da una presenza scenica perfettamente “in stile” dove l’equilibrio è garantito dal fatto che nessuna delle tre figure prevale pur avendo ciascuna un “carattere” forte e ben delineato.
Unico aspetto su cui dal mio punto di vista si deve lavorare è il parlato tra un brano e l’altro dove a volte le Sorelle tendono a uscire dal personaggio.

Alla fine del concerto la sala si è divisa tra coloro che gridavano “braviii!” e quelli che gridavano “braveee!”: un successo.

Andrea Rodini

P.s “La musica è morta”: FALSO!!
 
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ponceavela74
view post Posted on 10/5/2010, 11:11




A CACCIA DI TALENTI
Lunedi 10 Maggio 2010 alle 11.15
"LO SPARTITO SI RIBELLA" SU VERBANIANEWS.IT


Mi guadagno da vivere prevalentemente insegnando canto.
“E chissenefrega!”.
Allora mettiamola così: da quando ho partecipato a X Factor mi si è aperta la possibilità di portare in giro per l’Italia un seminario di canto che si occupa principalmente della parte interpretativa del canto.
Il mio obiettivo personale, aldilà della parte didattica è quello di scovare nuovi talenti.
Fino a un po’ di anni fa, quando le case discografiche avevano ancora i soldi per permetterselo, ogni casa discografica aveva i suoi talent scouts sul territorio.
Ora ci sono i talent shows televisivi e quasi tutto passa da lì.
Negli ultimi due anni ho ascoltato un numero impressionante di candidati a diventare cantanti.
Ho ascoltato un’infinità di bellissime voci, di ottimi “strumentisti” della voce ma ho trovato pochissimi “artisti”. Qual è la differenza?
La bella voce esegue in maniera tecnicamente efficace il “compito” che gli viene assegnato o che si auto assegna: intonazione perfetta, emissione perfetta, potenza, estensione ecc
Poca personalità, poco racconto di sé.
L’artista, da sempre, è colui il quale “legge” il mondo che lo circonda attraverso la propria sensibilità (che spesso abbonda negli artisti), e lo racconta trasformando la propria esperienza personale in valori condivisi e universali, spesso anticipando i tempi.
Per fare questo è necessario spogliarsi di tutte le sovrastrutture e i modelli precostituiti e diventare individuo. Per individuare.
Ai giovani dico: non importa che abbiate solo 16 anni. Il modo in cui avete vissuto e rielaborato le vostre esperienze nei primi 16 anni di vita è sicuramente solo ed unicamente vostro. Raccontatemi quello. Raccontatemi la vostra verità.
Non voglio più sentire frasi tipo: “I tuoi occhi sono come le stelle nel cielo” perché oltre ad essere strausata (e infatti è uno stereotipo) è anche strafalsa.
Ma voi avete veramente mai visto le stelle negli occhi della persona che vi stava di fronte?
Voglio conoscere il vostro pusher!
Preferisco: “I tuoi occhi sono così intensi che sembrano tre”.
L’ho detto un giorno ad una donna che volevo concupire e ovviamente sono stato scaricato.
E ci credo! Ero in discoteca e gliel’ho dovuto gridare cinque volte perché c’era un casino pazzesco e non capiva. In discoteca la comunicazione deve essere più semplice ed immediata e la musica che si ascolta ha le stesse caratteristiche.
Comunque la signorina, dal mio punto di vista, mancava di personalità.
La tecnica, in un artista, è accessoria, non è il dato principale. E’ un mezzo.
I più grandi artisti della musica leggera italiana: Vasco, Battisti, Jovanotti, Ligabue solo per citarne alcuni non fanno certo della tecnica la loro caratteristica principale.
La loro caratteristica è la verità e l’unicità del loro messaggio che diventa collettivo.
Sto cercando il Jeff Buckley italiano e possibilmente in italiano.
Sto cercando un artista che mi “dica” le cose con profondità, senza barriere tra il “sentire” e il “dire”. Selvaggio. Mi interessa il lato oscuro delle persone. Non malvagio, oscuro. Il nascosto, quello che si dichiarerebbe solo al proprio diario.
E se poi il lato oscuro è accompagnato da una grande tecnica (come in Jeff Buckley), ancora meglio.

A giugno “LO SPARTITO SI RIBELLA” viene in vacanza con me. Ripartirà a Settembre.

Andrea Rodini
 
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ponceavela74
view post Posted on 17/5/2010, 16:13




QUESTIONE DI STILE
Lunedi 17 Maggio 2010 alle 9.37
"LO SPARTITO SI RIBELLA" SU VERBANIANEWS.IT


Non è facile trovare bei film che parlano di musica. L’errore più comune è cadere nella biografia gossippara come in “THE DOORS” di Oliver Stone. Film orrendo dal mio punto di vista.
“CADILLAC RECORDS” è invece un bel film.
Scritto e diretto da Darnell Martin e uscito nel 2008, ripercorre l'ascesa e il declino della Chess Records, casa discografica di Chicago fondata da Leonard Chess, che tra gli anni cinquanta e sessanta portò al successo molti artisti di blues, ma anche del soul e R&B, segnando un'epoca.
Vorrei segnalare tre elementi presenti nel film e che riguardano la musica:
Il film avvalora una teoria che vado proponendo da tempo: la storia della musica leggera occidentale del ‘900 è la storia di una rincorsa. E’ la storia dell’evoluzione della musica afro-americana, dell’appropriazione di quei modelli da parte dei bianchi e del nuovo scatto in avanti dei neri alla ricerca di nuovi linguaggi. Da questa rincorsa si smarca alcuna musica proveniente dall’Inghilterra e dal Sud America e le forme musicali derivanti dalla musica popolare o folk regionale tipo il Flamengo, il Fado o la musica tradizionale napoletana. Nel fim questa “rincorsa” è rappresentata dalla vicenda di Chuck Berry (nella foto sopra, ndr). Chuck Berry, sotto contratto con la Chess Records, è l’inventore del Rock&Roll. Prende giri armonici tipici del blues e li velocizza. Negli anni ’50 negli USA era però impensabile che un nero fosse culturalmente egemone e i bianchi si inventarono Elvis Presley. Devo dire che se lo sono inventati bene, però il rock&roll l’hanno inventato i neri. Altro artista sotto contratto Chess è stato Muddy Waters. La sua influenza sulla musica è stata talmente grande che i “Rolling Stones” prendono il loro nome da una sua canzone. La storia si è ripetuta per tutti i generi musicali fino all’HIP HOP. Capito giovani? L’HIP HOP è nero. E’ clamorosamente nero. Arriva da là. Il resto è scimmiottamento orrendo compreso tutto il corredo coreografico di catenazze, camminate da imbecilli, pantaloni extra large, macchinoni e fighe. Ci sono però alcuni artisti Hip Hop tipo DJ Enzo che apprezzo.
La verità del blues. Il blues è una forma musicale estremamente semplice come sono semplici, per chi le vive, tutte le forme musicali popolari. Proprio per la sua semplicità formale, il blues risulta essere accessibile a tutti. La differenza tra un bravo bluesman e uno non bravo sta nella “verità” del messaggio. “To feel blue” è una frase idiomatica inglese intraducibile in italiano se non andando vicino al significato, non centrandolo appieno. Significa: sentirsi malinconici ma come detto, è una traduzione approssimativa. Non tiene conto di tutta una serie di significanti che riguardano essenzialmente la storia della comunità nera americana. In ogni caso quel sentimento o ce l’hai o non lo puoi inventare e lì sta essenzialmente il nodo del buon bluesman. A tal proposito ascoltare con attenzione “I’d rather go blind”. La portò al successo la grandissima Etta James (artista sotto contratto Chess). Nel film la canta in maniera incredibile Beyoncè.
Lo stile. Leggevo recentemente la biografia di Miles Davis, uno dei più grandi musicisti del ‘900. Trombettista jazz e quindi proveniente dal blues, impegnò una parte della sua carriera nel cercarsi uno stile, quel “graffio” che ti differenzia da tutti gli altri. Ad un certo punto era diventata un’ossessione. Stile nel suono, nel modo di porsi nei confronti del pubblico e nel vestirsi. Nel film c’è una scena molto bella che riguarda un altro artista Chess: Howling Wolf. Il suo “graffio”, il suo marchio, era un vocalizzo simile ad un ululato (da cui Howling Wolf che significa appunto “ lupo ululante”) che usava mettere nelle sue canzoni. Si era costruito una leggenda su quell’ululato. Tutti i più grandi artisti della storia, in ogni disciplina, hanno avuto quel “graffio”. E’ sempre più difficile trovarlo oggi. Io non demordo.
Andrea Rodini
 
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PensieroStupendo16
view post Posted on 31/5/2010, 12:25




IL CACCIATORE DI AUTORI
LO SPARTITO SI RIBELLA SU VERBANIANEWS.IT


Lunedì 31 Maggio 2010

Rieccomi: ricompaio per questo lunedì per salutare. Ci rivedremo a metà settembre.
Mi hanno chiamato per fare i casting di X Factor che dureranno tutta l’estate. Sono felice di andare a scoprire se ci sono in giro validi artisti della voce.
Sarei curioso in realtà di scoprire se oltre ad ottimi interpreti e vocalist ci sono bravi autori di canzoni.
E’ tanto tempo che sento dire che nel mondo della musica mancano prevalentemente autori.
Io credo che a parte rari casi, non ci si conceda il tempo di andarli a cercare.

Ecco un raro caso: Giovedì 3 giugno al Teatro Romano di Aosta ci sarà la cerimonia di consegna del Premio Mogol 2010 per il miglior testo della canzone popolare italiana.
In gara: 1. MANDACI UNA CARTOLINA, autore ed interprete Carmen Consoli; 2. L'ULTIMO VALZER, autore ed interprete Simone Cristicchi; 3. PACE, autore Giuseppe Anastasi, interprete Arisa; 4. E' LEI, autore ed interprete Edoardo Bennato; 5. ‘U CUNTU, autore ed interprete Franco Battiato, scritta in collaborazione con Manlio Sgalambro.

Mi sono permesso di stilare la mia personalissima classifica da cui escluderei per posizionarla in un’altra dimensione, ad un altro livello di comunicazione, U’CUNTU di Battiato.
Non è una canzone nel senso classico del termine e soprattutto non è popolare: non c’è un ritornello non è scritta in Italiano ma in dialetto Catanese e se uno fa fatica a capire il dialetto, sappia che è solo a metà dello sforzo. Il finale è in latino. E’ una riflessione sui destini del mondo. Tutto sommato non mi dice niente di nuovo, ha un bell’arrangiamento e Battiato non canta, celebra.
Delle rimanenti quattro canzoni al quarto posto metto “E’ Lei” di Bennato perché è un modo di scrivere un po’ vecchio e tratta un tema che mi interessa come essere umano, meno come musicista.

Le altre tre mi piacciono tutte. Metto terza “PACE” di Arisa scritta dal mio amico Giuseppe Anastasi e prime a pari merito le altre due.
Di “Pace” mi piace l’idea. Spesso le idee di testo di Giuseppe Anastasi mi piacciono (andate ad ascoltare “Specchio”)
E’ una filastrocca. Una serie di sentimenti e stati d’animo negativi (l’orgoglio, la rabbia, la noia ecc) prendono vita dialogando tra di loro. Arriva l’amore a mettere tutti d’accordo.
Molto personale, nuova l’idea, non il tema. Forse la sua forza è anche il suo limite. Non mi entusiasmano le filastrocche che concedono al gioco di parole (pace, veloce, dice, felice, piace, voce) troppo dello spazio che dovrebbe occupare la storia e la verità di un testo.

Le altre due sono dei capolavori. Una canzone che comincia: “Tra tutti i giorni in cui potevi partire perché hai pensato proprio al lunedì” (che è già il giorno peggiore ) è un capolavoro, niente da dire.
Comincia così “Mandaci una cartolina” di Carmen Consoli.
Non è una canzone, è per l’appunto una cartolina, una foto ingiallita. E’ dedicata al padre. Senza dolore, piuttosto con nostalgia: “Mandaci una cartolina… mentre stai sul bagnasciuga beato tra le braccia di un tramonto”. Carmen Consoli, come ho già avuto modo di scrivere è diventata una grandissima interprete delle sue canzoni.

Con “L’Ultimo Valzer” Cristicchi abbandona la forma “filastrocca” che ha tutte le controindicazioni di cui sopra e diventa un cant’autore moderno. L’Ultimo valzer è la storia d’amore tra due anziani di una casa di riposo. Il tema è l’amore. L’ambientazione è un ospizio e la modernità della scrittura sta in alcune immagini folgoranti e ironiche che sono molto personali e quindi moderne ( “accanto al lavandino immerso in un bicchiere d’acqua galleggia il mio sorriso”; “la lista di nozze in una farmacia”).
L’ironia non scade mai nel ridicolo tanto che anche “la scurreggia di un vicino” diventa un’immagine poetica. Testo di grande personalità.
Il mio premio va a Lui.

Andrea Rodini
 
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34 replies since 8/3/2010, 15:50   1788 views
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