Teatro sold out già da un paio di mesi per l’ultimo concerto di Ivano Fossati nella sua città.
Moltissimi si sono accontentati dei posti in piedi, venduti poco prima dello spettacolo, pur di non perderlo.
E così, anche i corridoi tra un settore di poltrone e l’altro, erano colmi di gente venuta adascoltarlo.
Due date sarebbero state meglio ma si sarebbe persa l’unicità dell’evento.
Una scaletta del concerto per nulla scontata: nessuno spazio alla celebrazione, alla “canzone popolare”, ma anzi, una ricerca piuttosto attenta dei pezzi.
Quelle che ricordo: “Viaggiatori d’occidente”, “Ventilazione”, “La decadenza”, “Quello che manca al mondo”, “Stella Benigna”, “Mio fratello che guardi il mondo”, “La decadenza”, “L’amore fa”, “Ho sognato una strada”, “Cara Democrazia”, “Il disertore”, “La crisi”, “L’amore trasparente”, “Carte da Decifrare”, “Settembre”, “L’orologio americano”, “C’è tempo”, “E di nuovo cambio casa”, “La Crisi” (testo del 1979…incredibile), “La pianta del tè”, “Di tanto amore”, “Una notte in Italia”, “La costruzione di un amore”, “Il bacio sulla bocca”.
Ciascuno dei presenti tra il pubblico si sarà costruito una propria ideale scaletta nella mente.. “per l’ultimo concerto di Fossati mi piacerebbe ascoltare…” e sicuramente ciascuno di noi è rimasto soddisfatto ma anche in parte deluso per non aver sentito tutti i brani desiderati. Con 40 anni di musica sulle spalle e oltre 400 canzoni scritte, impossibile accontentare tutti, seppur in quasi 3 ore di concerto.
A me personalmente sono mancate “Pane e Coraggio”, “Notturno delle tre”, “Il talento delle donne”, “Dedicato”, “Oh che sarà”, “L’angelo e la pazienza”, “Naviganti” e chissà quante altre.
Rivolgendosi al pubblico ha più volte utilizzato la parola “concittadini” e questa cosa m’inorgoglisce parecchio
.
Oltre alla sua musica e alle sue parole, mi piace il suo costante e coerente
understatement, il suo parlare sottovoce, con parole sempre chiare e scandite, la sua pigrizia (sempre confessata candidamente), la sua riservatezza. Chi riesce a farsi ascoltare per 40 anni sussurrando, grazie al peso delle parole, per me è un mito assoluto. Mi mancherà.
Più attuale di così non si può: