“Zitto” è un brano molto particolare all'interno dell'album “Matteo Becucci”.
Appena ho sentito il titolo ho pensato ad un concerto in cui Matteo chiede "volete il bis?" e noi: "Zittoo!!!".
Ma a parte gli scherzi, per la natura del brano stesso, non mi ha ispirato una vera e propria storia compiuta, ma piuttosto emozioni e sensazioni.
E in attesa di sentirla finalmente dal vivo, volevo regalare anche a voi la mia visione del testo, le immagini che vedo quando la sento.
ZITTO secondo me
Voci. Brusìo.
Confusione.
È nella mia mente o fuori??
Mi risveglio da un momento di pace interiore, un momento in cui io ho capito me stesso.
E va bene così.
La confusione che c'è fuori adesso non mi importa più.
Vedo la sala stampa gremita di giornalisti e fotografi lì ad aspettarmi.
Ed io ho dimenticato il discorso.
Ho dimenticato quello che mi avevano detto di dire.
Meglio così.
Mi rivedo ragazzino, con un sogno nel cassetto: essere un cantante. Non so se lo sono; so che tutti pensano che io lo sia, che sono ricco e famoso, ma sicuramente diverso da quello che mi aspettavo di diventare.
Ho ottenuto tante cose belle, ma di sicuro quello che non volevo era il caos mediatico intorno a me, intorno alla mia vita.
Venire a sapere cose sul proprio conto da un giornale.
E ritrovarsi in una situazione spiacevole.
Quando tutti pensano che tu sia una persona diversa da quella che sei realmente, non è facile togliersi un'etichetta. Specie se tutti si aspettano da te grandi cose. E vengono delusi.
E si accaniscono contro di te.
E ora cosa dico al mondo?
Potrei dire che sono stato legato ad una persona che mi ha fatto perdere ogni logica.
Potrei dire che l'amore ha ancora un senso e una ragione, ma nel cuore della gente c'è un'emergenza neve.
Potrei dire che non ho fatto nulla di tutto ciò che mi hanno imputato, che a volte non ho agito spontaneamente ma spinto da altri.
E che in fondo sono una persona onesta.
Ma chi mi crederebbe?
Ma non mi importa, voglio solo che non si parli più di me.
Voglio che non si scriva più di me.
Voglio camminare per strada e non sentirmi tutti gli occhi addosso.
Voglio leggere il giornale e non vedere la mia faccia.
Voglio che chi mi invita a cantare sia interessato solo alla mia artisticità, e non alla mia storia.
Mi butto nella mischia. Che vada come deve andare.
Riflettori puntati, flash che mi abbagliano.
“
Potrei dire che da sempre esiste un codice morale, ma al mercato delle idee puoi concludere un affare.
Potrei dire tante cose, potrei anche aver ragione...ma non è detto!”
Vedo il mio agente che mi guarda male e fa strani gesti.
Rido di lui. E continuo.
Ma parlerò poco, che già troppo è stato detto.
“
Potrei dire che nell'anima di un uomo c'è un bambino che aspetta un'astronave, ma nello stesso uomo c'è un istinto criminale.
Potrei dire le più scomode parole dentro una canzone, ma messaggi non ne ho: faccio solo il mio mestiere.
A chi mi chiede di cantare io non ho niente da dire.
Non è il momento.
Adesso voglio stare zitto.
Tutto è stato detto, io sto zitto; tutto è stato scritto, io sto zitto.
che il silenzio è perfetto, sacro e benedetto.”