Mario Biondi, black voice made in Catania...un affetto profondo mi lega a quest'artista, che ho ascoltato la prima volta in un localino fumoso per pochi intimi proprio nella nostra città, quanti anni fa non lo ricordo più.... (io ero una ragazzina e lui un signor nessuno).
9 maggio, una delle ultime date del suo tour 2010, a Torino, Teatro Colosseo, bella location direi storica per i torinesi, buona acustica.
Il teatro è pieno, come già la sera prima, come già agli Arcimboldi di Milano (prima tappa del tour)... un bel risultato dopo il doppio disco di platino dell'album "If".
Si apre il sipario e la scenografia mi ricorda un po' quella di Matteo durante l'esibizione de "Il cielo": tanti televisori di altri tempi che ripetono immagini...ma anche una radio d'epoca, un tavolino con abat jour, una vecchia poltrona...e seduto sulla vecchia poltrona lui, che inizia così un po' in sordina, come se il concerto non fosse il suo.
Si accendono dei fari tutt'intorno, conto i musicisti... tre, quattro, otto, undici...
Undici musicisti, sette "acustici" e quattro "elettrici", ciò vuol dire tre fiati, un pianoforte, una chitarra ed una batteria acustica, un percussionista...e dall'altra parte del palco (i televisori sono diventati ipertecnologici) una batteria ed una chitarra elettrica, un basso, le tastiere...una band spettacolare...
ed al centro del palco una grande striscia rossa che li divide, una linea che durante il concerto Mario salterà più volte, fisicamente, in modo gioioso e ridendo come un matto per questo suo gioco, per questo suo modo allegro di simboleggiare il passaggio dal jazz più puro al pop più moderno.
Non chiedetemi la scaletta del concerto, non me la ricordo...tre ore, dico tre ore di pura magia...senza risparmiarsi, senza negarsi nulla....neanche tre coristi maschi (che in verità hanno poco da fare...) ed una bravissima corista donna che incanta in alcuni duetti con lui....non ricordo il nome, scusate, sicuramente non è la prevista Wendy Lewis; la voce credo di conoscerla ma non riesco a capire chi sia...un timbro da tigre in un corpo biondo da modella...un incanto.
Tre ore di pura magia...
Ed in tre ore c'è tempo per tutti i pezzi del vecchio album "Handful of soul", una strepitosa ed interminabile "Never die", una ritmatissima "No mercy for me", una dolcissima e malinconica "On a clear day"e poi ancora "This is what you are", tutto il teatro canta e balla con lui, shalala la la la la ...
In tre ore c'è il tempo per tutti i pezzi del nuovo album "If", apre "Serenity", poi una toccante "Winter in America", poi "Something that was beautiful", il regalo di Burt Bacharach lo chiama lui...c'è tempo per le sensualissime "Ecstasy" e "I wanna make it" (teatro ammutolito per poi esplodere in un applauso infinito...); c'è tempo per un divertente balletto sulle note di "Be lonely"...
In tre ore c'è tempo per i virtuosismi vocali, una voce dai colori incredibili che chi ha solo ascoltato i cd non immagina; c'è tempo per parlare con il pubblico, un omone di un metro e novanta seduto per terra a gambe incrociate proprio dove finisce il palco, che scherza e ride non solo con le prime file, ma anche con noi in galleria, esortandoci a urlare, a farci sentire, a battere il tempo con le mani, che racconta aneddoti con quel suo strano accento mezzo parmense e mezzo catanese...
In tre ore c'è tempo per un paio di jam sessions pregevoli, in cui tutti i musicisti hanno il loro spazio, il loro momento di gloria, i loro applausi incitati più volte da Mario (anche se non ce n'è bisogno...).
Ricordo solo la splendida tromba di Giovanni Amato, il sax virtuoso di Daniele Scannapieco, un bravissimo Claudio Filippini al piano ed uno splendido Luca Florian alle percussioni...
In tre ore c'è spazio per una struggente "If", la mia cocchina, accompagnata alla chitarra acustica da una "special guest", un ricciolone biondo...sì, è lui, Giovanni Baglioni, giovane e già sold out al Blue Note, un talento puro che dopo ci regala ancora un lungo ed indimenticabile assolo...
In tre ore c'è il tempo per capire dalle urla e dagli applausi che il pubblico stasera non vuole mandarti a letto, e quindi, un lunghissimo bis fino a mezzanotte inoltrata...
"Little b's poem", poi il ritmo di "I know it's over", geniale cover di "E se domani", e ancora altro, per finire con la saudade di "Bon de doer"... un misto di dolcezza e nostalgia nel più puro stile brasiliano...
Tre ore di pura magia...