SULLA CRISI DELLA MUSICA-3 (e ultimo)
Lunedi 5 aprile h. 11.46
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Di Case discografiche, radio, live clubs e agenzie di booking ho già parlato.
Due cose sulla televisione, poi parliamo di musicisti.
La televisione è un’azienda i cui profitti derivano dalla raccolta pubblicitaria e, limitatamente alla Rai, dal canone.
La raccolta pubblicitaria è direttamente proporzionale al numero di spettatori quindi: l’unico interesse della televisione è che i programmi siano visti dal maggior numero di spettatori possibile.
Della musica, alla televisione, non interessa nulla. E’ un mezzo (la musica), non è il fine.
Chi si deve occupare della musica quindi?
Secondo me solo ed esclusivamente i musicisti.
E’ compito dei musicisti rispettare fino in fondo questa “Arte”.
E rispettarla vuol dire non far mai prevalere, in una scelta musicale, altri pensieri e altri fini che non siano la bellezza della musica stessa.
Non si canta il ritornello entro il primo minuto della canzone: “sennò le radio non ce la passano”.
Si canta il ritornello entro il primo minuto della canzone se così la canzone è più bella
Non si mette la “cassa in quattro”: “sennò le radio non ce la passano”.
Si mette la “cassa in quattro” se la canzone in quel modo è più bella.
Non si scrive “cuore-amore” e sapete perché? Non perché è una rima abusata ma perché è FALSO.
Perché quando uno è innamorato, quella cosa lì non la sente nel cuore ma nello stomaco.
Ma “stomaco-amore” è decisamente meno musicale.
“Diventare famosi” e “fare musica” sono due cose che si possono incontrare, ma da punti di partenza diversi e con percorsi diversi. Se si incontrano bene, se non si incontrano bene ugualmente.
Elisa per esempio, è un’artista che ha fatto incontrare i due percorsi. Anche Vasco.
Ascoltavo recentemente due vecchi dischi di Edoardo Bennato:”Non farti cadere le braccia” del 1973 e “ I buoni e i cattivi” del 1974.
In quel periodo Bennato era la “via di mezzo”: non cantautore straimpegnato e neanche cantante superpop con testi leggerissimi. Non facendo parte di nessuno “schieramento” non seguiva nessuno schema precostituito ed era completamente libero.
Ne vennero fuori dei dischi folli con canzoni di poco più di un minuto con testo di solo una frase cantate in modo personalissimo, cantanti lirici improbabili, gridolini strani, suoni grezzissimi di kazoo e chitarra e anche l’orchestra.
Ora la discografia non rischierebbe mai una cosa del genere.
Bene, fatelo voi!
Il rovescio della medaglia di tutto questo caos tecnologico è che adesso fare un disco costa pochissimo e non dovete pregare nessuno per farlo. Quindi siete liberi, ma liberi veramente.
E potete distribuirvelo voi via internet o venderlo durante i concerti.
Fatevi venire delle idee! Osate!
Ani Di Franco, una cantantessa americana incredibilmente brava si autoproduce i dischi da quando aveva 17 anni.
TAO, un rocker milanese, da due anni gira l’Italia con un furgone su cui ha montato un impianto e suona nelle piazze e vende i suoi dischi e vive facendo ciò che gli piace con uno stipendio normale come gran parte dei lavoratori italiani. E io ho grande stima.
Ci sono tantissimi bravi musicisti in giro. Non hanno la visibilità che meriterebbero, però ci sono. Andate a cercarli, Internet serve anche a quello. E quando li trovate, comprategli il cd: a loro, non a Madonna che non ha bisogno dei vostri Euri. E andate ad ascoltare i concerti live.
Gina Fabiani, Chiarastella, Andrea Mazzacavallo, Acustimantico, I Cosi, Lombroso, Ironique, Lissander Brasca, Rita Botto, Hormonauts, Folco Orselli, Viola Selise e tanti altri da riempire intere pagine e altri che sono embrioni di artisti.
La musica è in crisi: FALSO!
Andrea Rodini