Il brano “Fragile” di Sting è uno dei rari esempi di canzone “pop” nata con una perfezione intrinseca, in cui gli elementi costituenti (testo, melodia e arrangiamenti) sono così perfettamente in equilibrio da conferirle una sorta di immortalità, di sospensione dallo spazio e dal tempo: “Fragile” non invecchierà mai. L’introduzione e la melodia guidata dalla chitarra che dominano tutto il brano sono impressi indelebilmente in noi e ad ogni ascolto non ci si capacita della bellezza di quel suono e di quelle parole.
Sting ne fece anche una pregevole versione in spagnolo, con un morbido arrangiamento latineggiante, che la rese più calda e ancora più intima, ancorché universale. “Fragile” è un brano essenziale, nel senso che è puro contenuto, essenza appunto.
Il testo, così lineare e semplice, esprime un concetto enorme (
How fragile we are) con una immediatezza disarmante.
La forma, cioè la melodia, è così delicata che sembra lasciar galleggiare il testo su di sé, a sorreggerlo.
Matteo Becucci ne ha dato una sua personale interpretazione, scrivendo il riadattamento del testo in italiano, creando un nuovo arrangiamento e impreziosendolo con la sua voce magica.
Il brano è stato presentato, per la prima volta, in maniera del tutto estemporanea, al termine di un suo concerto live, tenutosi a
Pontedera, nel Settembre scorso. Non avviene molto spesso di avere un’anteprima live di un brano; mi ritengo molto fortunata ad aver vissuto quel momento di rara emozione.
Fin dal primo ascolto live, mi aveva colpito la maestria con cui Matteo Becucci era riuscito a riscrivere le parole restituendo intatto il significato del testo originale, con l'introduzione però di un delicato riferimento spirituale. Il testo italiano, è profondo, di rara sensibilità ed efficace fin dall’incipit …
Un dio non è la forza che non hai, la spada che ti uccide se non ti libera…il sangue che la pioggia laverà, negli occhi resterà indelebile.
Il tema portante del testo, l’inutilità delle violenza e l’umana impotenza, è riportato nella strofa successiva:
E nonostante secoli di guerre assurde e sterili, che la violenza è inutile, non lo capiamo mai… Il Dio che ci ha creato piangerà, la sua… la nostra fragilità.
La ripetizione della strofa ed il ritornello riproposto più volte, con piccole preziose variazioni melodiche, rafforzano il messaggio del testo.
Dal punto di vista dell’arrangiamento, Matteo Becucci, ha scelto di rendere ancor più essenziale il brano, facendosi accompagnare dal solo violoncello, pizzicato, per tutta la prima strofa. A seguire si aggiungono quasi impercettibili percussioni fino al ritornello ed all’intermezzo. La seconda strofa è arricchita dal suono delicato di una fisarmonica e di un tamburello. La voce di Matteo è un ulteriore strumento musicale che completa l’affresco e “firma” vocalmente il brano. Spero che Sting abbia occasione di ascoltarla
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Edited by PensieroStupendo16 - 17/11/2009, 10:26