Premetto che, per quanto mi riguarda, “Figlia del Vento”, è stata la più bella sorpresa che ho trovato all’interno del nuovo album di Matteo Becucci, quando l’ho potuto ascoltare in anteprima per intero.
“Cioccolato Amaro e Caffè” mi aveva già conquistata fin dall’asolto del “cioccolatino”, mentre per “Figlia del vento”, quei 30 secondi erano stati assolutamente insufficienti per capire che cosa si sarebbe potuto svelare. “Figlia del vento” è una perla, di forma, colore e sostanza totalmente differenti rispetto a “Cioccolato Amaro e Caffè”, ma altrettanto sorprendente all’ascolto.
Mi viene da porle a confronto, anche se nulla hanno a che fare l’una con l’altra, proprio perché sono due espressioni così diverse di uno stesso autore/interprete, all’interno dello stesso lavoro.
Ma quanto bisogna essere bravi per scrivere ed interpretare due brani così diversi nell’intenzione, nel contenuti, nella melodia, nelle modalità espressive
? E se si pensa agli altri brani presenti nell’album, così peculiari in sé e così diversi tra di loro….Matteo Becucci
è poliedrico, caleidoscopico, sorprendente
!
A differenza di “Cigarettes and Chocolate Milk”, il testo di “The Blower’s Daughter” è aperto, chiaro, lineare. Il significato del testo originale è limpido, non pone dubbi d’interpretazione. La melodia e l’arrangiamento sono essenziali: la voce di Rice è quasi sola nel raccontare il tormento per la fine la fine di un amore, la nostalgia che attanaglia., la quasi impossibilità di togliersi una persona dagli occhi e dalla mente, la quiete della rassegnazione finale.
Matteo Becucci
ha riadattato il testo con grande rispetto dell’originale, aggiungendo un tocco di poesia in più nel testo e arricchendo l’insieme del brano con la sua voce magnifica, bellissima.
La frase portante del ritornello “
I cant’ take my eyes off you”, espressione fisica, quasi ossessiva nel testo originale, è diventata “Ma quello che voglio che sei tu…negli occhi miei”, conferendole una valenza forse più profonda ed intima. Il passaggio prima del ritornello finale, nel testo originale, è cantato dalla sola voce femminile e, nonostante la soavità della melodia, è quasi crudele:
“
Did I say that I loath you?” (Ti ho detto che ti disprezzo?)
“
Did I say that I want to leave it all behind” (Ti ho detto che voglio lasciarmi tutto alle spalle?)
Nella versione scritta da Matteo Becucci, questo passaggio, si trasforma in un canto a due in cui entrambi i protagonisti della relazione ammettono l’impossibilità di proseguire il cammino insieme, quasi a spartirsi a metà il dolore. L’armonizzazione delle due voci su “Eri come l’acqua del mare, che non può dissetare l’anima” è struggente e rappresenta, forse, lo zenit del brano. Il piccolo, quasi impercettibile, spiraglio di salvezza (
…’til I find somebody new), presente nella versione originale, nel testo di Matteo rimane sospeso, non espresso, quasi non ci credesse.
L’arrangiamento, così come nella versione originale, è un crescendo delicato, guidato in progressione, dal pianoforte, dalle percussioni e dagli archi. Il grande valore aggiunto è la straordinaria interpretazione di Matteo Becucci, intensa, sofferta, struggente. Questa interpretazione lascia sospesi, senza fiato. Non siamo immuni dai brividi
.
Edited by PensieroStupendo16 - 15/11/2009, 13:54