“Cioccolato Amaro e Caffè” è il riadattamento in italiano del brano “
Cigarettes and Chocolate Milk”, di Rufus Wainwright, originale artista canadese, molto apprezzato nell’ambiente musicale tanto da essere considerato un “cult”.
Il testo originale presenta tratti autobiografici, a partire dalla descrizione dei piccoli piaceri e vizi quotidiani (
Cigarettes and chocolate milk,
jellybeans (gelatina alla frutta)
and other things which… we won’t mention…), al riconoscimento della sua condizione di estraniamento dal mondo (almeno così io l'ho percepito
). L’autore confessa il suo essere disilluso, fuori posto, e chiede, quasi scusandosi, di essere gentili con lui per il fatto di essere un po’ sconclusionato (
“So please be kind if I’m a mess”).
La decisione di riadattare in italiano questo brano da parte di Matteo Becucci appare coraggiosa, interessante nonché ambiziosa. La scelta di questo brano, come degli altri, del resto, denota la chiara volontà di Matteo Becucci di volersi instradare su un percorso professionale nient’affatto scontato e di grande qualità.
La trasposizione di questo testo appare, fin dalla prima lettura in lingua originale, un’impresa veramente ardua, sia dal punto di vista dell’espressione dei contenuti che della metrica, data la melodia impervia, serrata nei tempi, con ridottissimi margini di manovra. A differenza di altri brani più “aperti”, qui è occorso incasellare le parole nella fitta trama della melodia, cercando di non perdere di vista l’essenza del testo. Un gran lavoro!
La versione in italiano di Matteo Becucci risulta, quindi, rispettosa dell’intenzione dell’autore ma più garbata, maliziosa e poetica, sia nel testo che nell’arrangiamento. Quasi che Matteo abbia voluto mitigare il tormento contenuto nel testo originale con una delicata ironia e con una dolcezza che è caratteristica delle sue interpretazioni più intimiste.
L’arrangiamento appare più raffinato di quello originale, mediante l’inserimento degli archi e di delicate percussioni ad attenuare la predominanza del pianoforte. La voce di Matteo Becucci è vellutata, piena ma misurata, sempre molto controllata, precisissima in quei sali-scendi sul pentagramma che la melodia impone. Vibranti e consistenti le note basse, lievi quelle alte (non so esprimermi in termini tecnici, ma solo per “sensazioni uditive”).
L’applicazione dell’“effetto grammofono” ad un piccolo frammento di brano (
“…Ma di questo traccia non c’è, io le ferite le nascondo”…) conferisce alla parte finale un sapore un po’ retrò, molto piacevole ed intrigante. Suggestive la poetica confessione
“... sono un po’ sognatore, un po’ primo attore, un po’ così” e la timida preghiera
“siate gentili, non siate crudeli, con quel che c’è…dentro di me …”…un tocco alle corde di violino e cala il sipario in sala..applausi a scena aperta,
of course!
Questo brano, così particolare, ha ben meritato di dare il titolo all’intero album. Lo rende intrigante: viene proprio voglia di scoprire cos’altro c’è all’interno.
Great job, Matthew!
Ho provato a canticchiarla...è difficilissima!
Edited by PensieroStupendo16 - 8/11/2009, 17:09